tutto andrà bene

26 Marzo 2020

C’era un tempo in cui un abbraccio sembrava un gesto normale.

È a quel tempo che risale la foto scelta per la copertina dell’articolo di oggi. Una foto di scena scattata durante le riprese del mio film Onyria-the Dream of Love, dove di abbracci, tra attori e troupe, ce ne sono stati davvero tanti. Un tempo che sembra lontanissimo.

Da quasi un mese siamo immersi in una dimensione che mai avremmo immaginato di vivere. È un momento storico unico e, c’è da augurarsi, irripetibile, in cui stiamo sperimentando nuovi modi e nuove abitudini.

Non citerò per nome l’entità che ha generato questa nuova dimensione di vita, dato che quel nome, insieme alla paura che si porta addosso, ha saturato qualsiasi motore di ricerca sul web ed è entrato prepotentemente nelle nostre vite, nelle nostre menti, nei nostri corpi.

il dopo

In questo articolo voglio provare a immaginare come sarà il dopo. Perché, anche se non sarà subito, anche se sarà fra mesi, ci sarà un dopo e dobbiamo prepararci a viverlo.

Arriverà un giorno in cui potremo stringere mani, dare abbracci, pacche sulle spalle, carezze, baci.

Arriverà un giorno in cui le distanze fisiche si accorceranno fino a dissolversi e lo spazio non sarà più di esclusione ma di inclusione. Sarà uno spazio pieno di suoni e rumori, uno spazio in cui i silenzi saranno meno assordanti. Ci vorrà tempo e, all’inizio del dopo, tutto ci sembrerà strano, forse più strano di adesso.

l’adesso

Un adesso che ci chiede di stare fermi: cosa che non eravamo più abituati a fare.
Stare fermi e con noi stessi. Non so se ci stiamo veramente riuscendo. Sui Social c’è un traffico mai visto prima, su Facebook e Instagram imperversano le dirette video, sui nostri telefoni le chat sono bombardate, e quel silenzio potente che regna fuori si spegne dentro, nel rumore confuso della nostra interiorità incapace di stare sola.

Qualche giorno fa un’amica, scherzando, mi ha detto: «Sai quali saranno le categorie professionali più richieste, quando tutto questo finirà?». «Quali?» ho chiesto io, curiosa. «Gli psicologi, i dietologi, gli avvocati divorzisti.» Lì per lì siamo scoppiate entrambe in una fragorosa risata. Un attimo dopo, però, mi sono messa a pensare: alle paure ataviche (e chi non ha paura di morire? o di restare solo?), alla fame d’amore (che nessun cibo può sostituire), a chi dice di amare (ma poi mente a sé stesso e all’altro).

Ecco, io mi auguro che nel dopo che arriverà ci sia più verità, meno ipocrisia, più rispetto, meno violenza, più leggerezza, meno superficialità, più gioia, meno tristezza, più dialogo, meno polemiche, più sete di cose vive, meno fame di cose inutili.

noi e l’italia

Forse quell’entità innominabile, che di per sé non ha vita propria e si sviluppa solo all’interno di una cellula, è arrivata anche per insegnarci a vivere in modo migliore. Quando noi festeggeremo, l’Innominabile se ne sarà già andato. Starà a noi, allora, continuare a vivere come persone migliori. Non andrà tutto bene a caso. Andrà tutto bene, se con coraggio, onestà e qualche sacrificio sapremo tenderci la mano l’un l’altro, per ricostruire su nuove basi un’intera nazione. Ma l’Italia è maestra in cadute e ricostruzioni, la grande Storia ce lo insegna insieme alle piccole storie di ogni giorno. Come la storia di questo video straordinario, realizzato da un gruppo di ragazzi italiani, che vi consiglio vivamente di guardare e ascoltare: #ITALIARISPLENDI è un inno, coraggioso e commovente, alla Bellezza dell’Italia, al suo patrimonio umano, storico, artistico e culturale.

Sono certa che #tuttoandràbene, come recita l’hashtag più in voga in questi giorni. Sì, tutto andrà bene. E dipenderà da Noi.

Per oggi #FattoreB vi saluta e vi dà appuntamento al prossimo giovedì.

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