libere e coraggiose
Sapete tutti, ormai, quanto sia importante per me lo sport. Non riuscirei a vivere senza.
Amo lo sport perché mi fa sentire libera, mi carica e mi scarica, mi mette alla prova, mi fa entrare in contatto con le parti più profonde di me. Insomma, detto semplicemente: mi fa stare bene.
Non sono un’agonista, né una da sport estremi. Corro, cammino, mi inerpico su sentieri in montagna, nuoto, vado in bicicletta: tutte attività semplici, che però richiedono buona tempra di corpo e spirito. Tutte cose che mi piace fare.
Cose che a noi donne, oggi, sembrano normali. Ma non è sempre stato così… perché lo sport femminile è una conquista recente, non del tutto risolta… E nel mondo, oggi, esistono ancora luoghi in cui alle donne non è permesso praticare sport.
Novecento. Donne di gloria
Se noi donne occidentali siamo libere di farlo, lo dobbiamo ad alcune donne esemplari che hanno scritto la storia del Novecento. Rimanendo in Italia, penso ad Alfonsina Strada, la prima donna che ha gareggiato al Giro d’Italia: era il 1924 e intorno a lei c’erano soltanto maschi. Penso a Ondina Valla, ostacolista e velocista, la prima italiana a vincere una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici: era il 1936 e fu lei a guadagnare la vittoria negli 80 metri a ostacoli a Berlino, portando in alto la bandiera italiana.
Donne coraggiose, pioniere, un po’ ribelli, donne che hanno saputo lottare e dire “no” a un destino convenzionale per seguire un percorso “non adatto a una donna”.
Donne che, grazie a un moto di disobbedienza buona, sono state capaci di regalarci un sogno e un futuro.
Va detto che nel primo Dopoguerra, contro le donne che praticano sport, si mobilitano tutti: medici, esperti, politici. Il regime fascista ondeggia tra il culto del vigore e della forma fisica, che vede lo sport come necessità per gli italiani (quindi anche le italiane), e il richiamo alla tradizione ottocentesca della donna fattrice di figli per la patria e serva del focolare domestico. Scende in campo anche la Chiesa, che nella conferenza dei vescovi del 1925 sottolinea la pericolosità dell’esercizio fisico agonistico ed esprime netto diniego contro le fanciulle che si danno follemente allo sport, scoprendo il proprio corpo senza ritegno. Tempi non facili, insomma…
Afghanistan. Donne invisibili
Tempi e storie che sembrano lontanissimi, forse. Eppure, ci sono luoghi nel mondo in cui continuano ad accadere storie simili.
Penso all’Afghanistan e so che saranno le donne a pagare il prezzo più alto per l’avvento del secondo Emirato islamico. Hanno separato i maschi e le femmine a scuola, hanno introdotto un nuovo codice di abbigliamento e imposto che le donne indossino l’abaya, un camice lungo fino ai piedi, e coprano il viso con il niqab, che lascia scoperti solo gli occhi. Per rendere le donne sempre più invisibili, hanno vietato loro anche lo sport, definito inappropriato e non necessario. “Potrebbero affrontare una situazione in cui il loro volto e il loro corpo non siano coperti. L’Islam non permette che le donne siano viste così”.
Ho letto, da qualche parte, che i talebani amano citare un famoso Hadith (versetto) del profeta Maometto che dice: “Insegnate ai vostri figli il tiro con l’arco e l’equitazione”. Ma gli specialisti della storia dell’Islam fanno notare che nelle parole del Profeta non si fa distinzione tra ragazzi e ragazze, per cui l’esclusione femminile dallo sport è solo frutto di tradizioni e costumi che non hanno nulla a che vedere con la religione musulmana.
Prego
Eppure, nel XXI secolo, continuano ad esistere luoghi nel mondo dove, in nome di una religione, si è piombati in un oscuro medioevo fatto di violenza. Luoghi dove le donne vengono cancellate e confinate nel ruolo di domestiche e fattrici, quando va bene…
Un corpo umano, per funzionare, deve muoversi. Privare le donne di un bisogno primario equivale ad ucciderle nel corpo e nell’anima.
Prego e spero con tutto il cuore che si riesca a porre fine a tutto questo orrore, anche se mi rendo conto che possa sembrare quasi un’utopia.
Prego per avere coraggio e continuare ad essere libera e un po’ disobbediente. Solo un po’…