Amori estivi
Amori estivi? Fondamentale: essere onesti!
La luna che si specchia sul mare, le stelle che luccicano, la spiaggia deserta di notte, la voglia di stare svegli fino all’alba, la necessità di ridere, tenersi per mano, guardarsi negli occhi, e non pensare ad altro che ad amare. Amare fino in fondo. Anche se dura solo una notte e l’indomani forse non ci si vedrà più.
Capita d’estate, la stagione delle vacanze, degli amori liberi e potenti. Quegli amori che, quando si torna a casa, si mettono nella scatola dei ricordi come un souvenir da tenere gelosamente conservato: emozioni racchiuse in una foto, in un sms, un numero di cellulare che non sappiamo se resterà nella nostra rubrica soltanto fino all’autunno o per sempre. Perché d’estate ci si lascia andare, ci si libera dei vestiti come ci si libera delle paure e dei condizionamenti, ci si dà il tempo di vivere quello che non viviamo in altri momenti dell’anno. Andare in vacanza significa mandare in vacanza le abitudini, i pensieri, i giudizi, i pregiudizi ed aprirsi al nuovo, al diverso, all’ignoto, alla passione, a quell’amore che un po’ spaventa ma soprattutto ci fa sentire vivi.
Spaventata e viva. Mi sono sentita così un’estate fa. Ero in un resort alle porte di Riccione. Lui arrivava da Ibiza. Entrambi avevamo percorso un bel po’ di chilometri per darci quella possibilità: permettere ai nostri destini di incrociarsi. Da qualche tempo ci scrivevamo. Io ascoltavo con devozione la sua musica, lui leggeva distrattamente qualche mia pagina tra un volo e l’altro. Non sapevamo molto di noi. Sapevamo solo che dovevamo viverci, perché eravamo entrambi troppo curiosi l’uno dell’altra. Sapevamo che sarebbe capitato d’estate, la stagione del già accaduto e del tutto che deve ancora accadere. Ci siamo amati, o forse usati, senza chiederci nulla in cambio. Senza pensare al dopo. I nostri corpi, liberi e veri, avevano liberato le nostre anime. Poche ore più tardi i nostri corpi, ricomposti, erano già in viaggio, in direzioni opposte. Ho commesso l’errore di cercarlo il giorno dopo. «Credi che ricapiterà ancora?» gli ho chiesto. «No, non credo» ha risposto lui. Freddo, brutale, lapidario. Ma onesto. Sincero.
Ci vuole onestà di cuore, sempre. Ancor di più negli amori nati d’estate, perché c’è sempre il rischio che uno dei due senta di più e, passata l’ebbrezza del primo incontro, inizi a vivere di aspettative e illusioni. Agosto poi è un mese che sembra non finire mai se avevi un amore e, dal nulla, ti è stato tolto. E allora dovremmo entrare in punta di piedi nelle anime delle persone, dovremmo rieducarci ad avere rispetto dei cuori. Dire la verità, anche se scomoda, cercando di farlo nel modo più gentile e corretto, perché le parole troppo spesso sono diventate lame taglienti. Dire la verità, quando è bella e magari per questo fa più paura. «Sono stato bene.» «Voglio che continui.»
Ci sono amori di una notte d’estate che possono cambiare per sempre la vita, ma perché ciò accada è necessario che ci concediamo un passaggio di sfere: dalla condivisione di pelle, dall’attrazione, dal corpo, far sì che scatti il miracolo della comunione dell’anima. Aprire il cuore, quando sentiamo che possiamo farlo senza ferirci, accogliere, perdonare, coltivare. E soprattutto avere cura. Di noi, dell’altro, delle cose che non tornano mai uguali.