il potere delle immagini

28 Maggio 2020

Ho scritto questo articolo prima della pandemia.
Mi rendo conto che il mio sentire di tre mesi fa non è più lo stesso, perché le immagini che vedevo in rete allora sono state sostituite da altre immagini.
Vi dono comunque questa lunga riflessione, a voi la libertà di trarne le considerazioni migliori.

Selfie Power

Più navigo tra i Social, più mi faccio questa domanda: perché l’Immagine ha avuto il sopravvento su tutto?
Domanda da cui a cascata scaturiscono un sacco di altri interrogativi.
Tipo: perché i selfie, discendenti dei preistorici autoscatti, con il loro linguaggio immediato, sfacciato, invadente, deformante, sono tanto amati? Perché gli Insta Influencer e i Tik Toker dettano leggi universali? Ma anche: che cosa è cambiato nella comunicazione negli ultimi cinque anni? Che cosa è cambiato nel mondo dell’arte, e con arte intendo tutte le arti, con particolare attenzione alla Scrittura, il Cinema, la Fotografia, la Musica? Risposta: è cambiato tutto, o forse niente.

Tra 1975 e 2020

Ecco cosa diceva Eugenio Montale il 12 dicembre 1975, nel discorso È ancora possibile la poesia? tenuto all’assegnazione del premio Nobel per la letteratura:
“Evidentemente le arti, tutte le arti, stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L’arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e da buttarsi via, in attesa di un nuovo mondo nel quale l’uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza. […] Ma perché oggi più che mai l’uomo civilizzato è giunto ad avere orrore di sé stesso?”

Era il 1975. “Perché?” mi chiedo anch’io adesso, nel 2020… E penso che, mentre grandi capannoni accolgono quintali di libri di carta per mandarli al macero, milioni di influencer, storyteller e tik toker creano nuove arti da consumare in pochi secondi. Arti in cui le immagini vincono sulle parole. Immagini immediate e veloci.

Velocità: è la veste indossata dal nostro tempo, nessuna parola può meglio rappresentarlo. Viviamo in un’epoca veloce. Un’epoca senza memoria, un’epoca dove i ricordi durano troppo spesso come le stories di Instagram, che dopo 24 ore si autodistruggono… ma questo può essere anche un bene, in caso di ricordi non graditi.
Fatto sta che le immagini hanno sempre più potere, le parole sempre meno.

Immagini di ieri e di oggi

Stiamo vivendo un nuovo Medioevo? In quel tempo le immagini avevano una funzione didascalica, servivano cioè a raccontare storie. Mi vengono in mente i grandi cicli pittorici affrescati da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova e nella Basilica Superiore di Assisi, ma anche gli affreschi che compongono l’Allegoria ed Effetti del Buono e Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, conservati nel Palazzo Comunale di Siena.

Allegoria del Cattivo Governo, affresco di Ambrogio Lorenzetti, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

All’epoca solo una piccola parte della popolazione sapeva leggere e scrivere; per tutti gli altri venivano in aiuto le immagini, con il loro linguaggio semplice, diretto, immediato. E così ammirare un affresco diventava un modo per imparare, apprendere notizie, come facciamo noi oggi dallo schermo di uno smartphone. Le pareti delle chiese e degli edifici pubblici erano, allora, i grandi e piccoli schermi capaci di catturare folle di persone. Si tratta di immagini che noi oggi guardiamo non senza una certa meraviglia, immagini irradianti Bellezza e in grado di affascinarci dopo secoli.

Sposalizio della Vergine, affresco di Giotto, 1303-05 ca., Cappella degli Scrovegni, Padova
Insta Power

Le immagini sono potenti, esercitano un potere su chi le guarda. Quanto potere hanno oggi le immagini che invadono i nostri smartphone? Quanto può farci star bene o male, vedere certe immagini?
Personalmente, anche se non spendo tantissime ore sui Social, mi capita spesso che una semplice immagine, vista da un post di Instagram, mi cambi la giornata, in positivo o in negativo. Mi si incolla nella mente e da lì non se ne va, finché non ne arriva un’altra, più potente, a cambiarmi la prospettiva.
Le immagini hanno il potere che noi diamo loro ed entrano in risonanza con la nostra componente emotiva, animica, oserei dire, ovvero quel luogo impalpabile che si trova dentro ognuno di noi, dove si nascondono memorie profonde e strati subconsci.

Cestinare

A volte mi domando dove andranno a finire tutte le immagini che riempiono le memorie dei nostri cellulari. Sopravviveranno al nostro tempo veloce o finiranno dritte in un grande buco nero?
Io cerco di conservare il meglio. Ogni tre giorni passo in rassegna le foto che ho scattato con il telefonino e mi metto a cancellare quelle che non reputo abbastanza interessanti, i doppioni, quelle che non servono più, i volti dimenticati o da dimenticare…
Inoltre, quando scatto una foto, cerco il più possibile di non scattare a caso, ma di fare come se avessi in mano una vecchia fotocamera a rullino, dove ti era concessa una sola possibilità, e lì sì, bisognava essere bravi a cogliere l’attimo!

Carpe Diem

Un consiglio che mi sento di dare, non da fotografa (non è il mio mestiere) ma da esteta e amante del “bello”, è proprio questo: quando scattate una foto con lo smartphone, provate a essere coscienti di ciò che volete vedere, e non usate il sistema “Ne faccio cinquanta, tanto poi una si salva!”. Inoltre, pulite lo schermo e il mirino – basta uno di quei semplici panni che si usano per pulire gli occhiali – e vedrete che la qualità migliora all’istante. Infine, pensate sempre prima di postare una foto; non fatelo, se non ne siete convinti, potreste sempre pentirvene (lo dico per esperienza!).

Concludo con una citazione di un grande regista italiano:

Prima di raccontare, osserva.
Prima di comunicare qualcosa agli altri con immagini e parole,
fai in modo che quelle immagini e quelle parole ti suonino familiari.
Prima di muovere la fantasia, afferra le cose che hai intorno.

GIANNI AMELIO

Anche per oggi da #FattoreB è tutto.
Al prossimo giovedì.

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