Varsavia, la città dei sogni
La mia prima volta a Varsavia.
La mia prima volta in Polonia.
È stata una scoperta avvincente, una sorpresa appagante.
Mentre a Torino si sta svolgendo il Salone del Libro e a Cannes il Festival del Cinema, qui a Varsavia c’è la Fiera del Libro. Sono stata invitata dalla casa editrice che ha pubblicato la trilogia in lingua polacca: Sonia Draga (che è non solo il nome della casa editrice, ma anche quello della donna che l’ha fondata, una donna straordinaria, con la “D” maiuscola).
Sono qui da due giorni e ho avuto modo di visitare un po’ la città. Varsavia, la città “rinata”, dopo che durante la Seconda Guerra Mondiale fu completamente rasa al suolo. Una città rinata bene.
Passeggiando nel centro storico e muovendomi in auto per raggiungere la Fiera del Libro, ho avuto l’impressione che tutto funzioni alla perfezione. Tutto è ordinato, educato, pulito e silenzioso. Ci sono piste ciclabili, grandi parchi, mezzi di trasporto efficienti, panchine di marmo che suonano musiche di Chopin. Una città in cui convivono più anime: la Varsavia del passato, con le sue ferite rimarginate, fedelmente ricostruita a partire dai disegni di Canaletto, e la Varsavia del futuro, con grattacieli in via di espansione e costruzioni firmate dai migliori architetti internazionali. Una città dove la Cultura conta. Una città dove il sabato sera si vedono le code all’ingresso dei teatri e dei musei, oltre che delle discoteche.
Alla Fiera del Libro ho incontrato un sacco di persone: soprattutto lettori, non solo “addetti ai lavori”. Mi è sembrato un bel segnale…
Domani farò una piccola conference sugli spalti del National Stadium. Mi vestirò a cipolla, perché non fa caldissimo, ma è un freddo che risveglia senza ferire. Poi sarà già il tempo di rientrare in Italia. Destinazione Milano, e poi Roma, dove mi dicono esserci già trenta gradi.
Ma stasera, che è sabato sera, mi godo ancora un po’ Varsavia. Sono appena rientrata in albergo, dopo una lunga passeggiata fino al Castello. Ho visto spettacoli di fuoco nella piazza centrale, gente allegra all’uscita dei ristoranti, gente paziente in coda davanti a un teatro o a un museo. Facce felici. Mi sono fermata per un po’, non so perché, a guardare la vetrina di un negozio di abiti da sposa. E poi ho fatto due volte su e giù dall’ascensore a vetri del Westin: per guardare le luci della città, il traffico silenzioso, il sogno di un amore (ancora in lista di attesa).